Mila
Il caldo di notte non mi fa dormire.
L’afa ti entra sottopelle, come coperta di lacrime dense, non respiri.
Apro un occhio.
Mila poco distante da me sospira silenziosa, avvolta in un manto di ombra e stelle.
Persino la terra suda, riverberando intorno a sé singhiozzi e polvere, e il mare è solo distesa enorme e immobile.
Ma c’è pace di notte.
La guardo, Mila è bella.
Ha una macchia sul collo, la sua macchia, e il resto del vello niveo ne tradisce la nobile natura.
Di giorno, quando ci rincorriamo in riva, ogni tanto sembra sparire nella luce abbagliante del sole.
Ho sempre paura di perderla, finché non rientra nei miei occhi: ho come un lunghissimo interminabile sussulto al cuore.
Poi lei torna e io posso respirare ancora.
Un grillo svogliato canta una serenata sull’albero accanto, un altro gli risponde e nel canto ora vanno insieme, quasi d’accordo, perfettamente alieni al resto. L’aria spira estranea e pura stanotte.
Questo caldo, quest’aria sono immobili e terribili a volte.
Mila ora muove la coda, sogna, si allunga sulla terra e i sassi.
Questa terra arsa e spaccata, piena di rughe, che ci accoglie e nutre e fa cantare i grilli per noi: questa terra è un letto di sassi e acqua in cui riposiamo il cuore.
Un rumore improvviso mi fa sobbalzare – che qualcuno si muova fra le fronde?
Siamo già stati puniti per la nostra intemperanza quando non potevamo difenderci.
Ci hanno lasciato lividi scuri che sono entrati fino al cuore, facendoci ammalare di tristezza.
Ma lei scintillava come un diamante quel giorno, la prima volta che l’ho vista.
Guarimmo insieme.
Lei da un abbandono – sogna ancora di tornare a casa, ma è stata lasciata in questo limbo di terra anni fa, nell’arsura bruciante di un sole estivo. Io da una nequizia a cui non si può dar nome – l’uomo può essere banalmente malvagio a volte.
Sobbalzo ancora: questa volta l’ho sentito chiaramente, un ramo spezzato, un passo, qualcuno.
I rovi avvolti nell’oscurità rimandano un impercettibile sussulto.
Spalanco gli occhi, ora più vigile che mai.
La mia bocca si contrae come quando lottavo per vivere, serrandomi i canini con odio e facendo luccicare le mie zanne nel buio.
Mila si sveglia tremando a sentire quel ringhiare e quel tremore ha su di me l’effetto di uno schiaffo.
Divento la terra asciutta, l’asfalto sciolto, la macchia sul collo, lei che nei pomeriggi caldi sparisce nel sole.
Non devi avere più paura.
I rovi si muovono nella nostra direzione.
Sono pronto.